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Pubblichiamo un estratto dalla meditazione di fra Marco Moroni, Custode del Sacro Convento, sulla pratica francescana dell'accoglienza:

"Nel capitolo VII della stessa Regola non bollata, di cui quest’anno ricorre l’ottavo centenario, leggiamo forse con sorpresa: «E chiunque verrà da essi (dai frati), amico o nemico, ladro o brigante, sia ricevuto con bontà». Allora non si tratta di ricevere con bontà solo coloro che desiderano intraprendere la vita religiosa, ma proprio tutti: amici, nemici, ladri o briganti!

Per la logica di san Francesco, che è poi la logica di Gesù, un’indicazione di questo genere non fa una piega. Francesco sapeva che l’accoglienza benevola è un mezzo formidabile per provocare un cambiamento, non solo negli altri, ma anche in noi stessi. Ne sono testimoni due dei Fioretti. Il primo è quello famoso del Lupo di Gubbio (cap. 21), in cui Francesco chiama fratelli gli abitanti della cittadina umbra impauriti e rabbiosi, invitati ad accogliere con bontà il lupo, e chiama fratello il lupo stesso «grandissimo terribile e feroce», indotto attraverso la benevolenza a più miti consigli. Il secondo fioretto è quello, forse meno noto, dei crudeli briganti di Montecasale (cap. 26), chiamati anch’essi fratelli, sfamati, e così convertiti a vita santa dalla dolcezza e bontà dei frati, fino a quel momento aspri con loro".

Leggi tutta la meditazione di fra Marco sulla Rivista San Francesco