Da sempre la festa del “perdono” si è contraddistinta per il notevole flusso dei pellegrini provenienti dall’Umbria, dalle diverse parti d'Italia e dall’estero. Ad esempio con lettera datata agosto 1738 emanata dal vescovo di Assisi mons. Ottavio Ringhieri, sappiamo che per il Perdono di quell’anno non meno di cinquantamila persone affluirono in Assisi, a cui si aggiunsero circa duemila ecclesiastici. Tuttavia accanto alle solenni celebrazioni liturgiche, fu necessario garantire la sicurezza che in quei giorni fu affidata non solo alle forze di polizia assisane ma anche ai rinforzi provenienti da Spoleto, Todi, Foligno e Trevi.
Per questa ragione lo svolgimento delle funzioni religiose e l’ordine pubblico, furono regolati da editti concertati tra il Vescovo e le autorità di Assisi e di Perugia. Ad esempio gli Statuti di Assisi del 1543 tra le altre ingiunzioni, vietarono agli uomini di portare armi di qualsiasi tipo “tempore indulgentiae S. Mariae Angelorum”, come pure fu proibito ospitare prostitute in quel periodo negli alberghi dei paesi limitrofi per comprensibili motivi.
Ogni anno nella relazione presentata dal governatore di Perugia Carlo Firmano Bichi, vi erano problemi da segnalare. Tra i tanti scegliamo quello datato 3 agosto 1694, quando scriveva “che fuori della Processione (del perdono) è succeduto un omicidio d'uno sbirro, tre furti di piccole somme di contanti poi ricuperati, due archibugiate, una senza offesa e l'altra con pericolo di vita ed altri casi leggieri”. Nella relazione che stilò per il perdono del 1696, informò che sulla soglia della porta principale di S. Maria degli Angeli la calca causata dall’indisciplina dei fedeli, causò la caduta di molte persone che rischiarono “pericolo di mortalità grande”. I soldati a stento riuscirono “a levare vivi tutti li caduti in mucchio” tanto che uno di loro rimase soffocato, infine riportò che alcuni soldati provenienti da Spoleto la sera del 2 agosto a conclusione delle celebrazioni religiose insieme ai commilitoni di Todi, strapparono con prepotenza “molte chitarre e ventagli ed altre galanterie da fiera” ai rivenditori. Coloro che si opposero subirono aggressioni verbali e fisiche, tanto che denunciarono l’accaduto al governatore affinché intervenisse e “potesse riflettere al modo, col quale possa al meglio possibile provvedersi per gli anni futuri”.
Il governatore di Perugia Giacinto di Messerano nella relazione inviata da Perugia il 4 agosto 1705, denunciò che in quell'anno al Perdono “arrivarono da diverse parti borsaioli, e gente di mala vita et armati”. Nello stesso anno annotò il governatore di Assisi Niccolò Bianchi, che il 2 agosto a seguito del numero considerevole di fedeli giunti per l’evento, alla porta d’ingresso della basilica rimasero uccise per la calca tre persone. In realtà il triste evento fu causato dall’aggressività delle forze dell’ordine nel gestire l’afflusso caotico dei fedeli all’ingresso della basilica, tanto da creare un tale scompiglio che la rese ancora più ingestibile causando il decesso di alcuni fedeli.
In positivo c’è da dire che non furono mai segnalate difficoltà dal punto di vista religioso, tanto che possiamo affermare che i problemi di ordine pubblico non intaccarono le celebrazioni né le motivazioni spirituali di quanti giunsero alla Porziuncola con fede e spirito di devozione per ottenere l’indulgenza. Tuttavia questi eventi funesti ci fanno comprendere che rispetto al passato, è maturato oggi un maggior senso di responsabilità da parte dei fedeli. Questo è stato il vero deterrente contro quelle situazioni spiacevoli, che in alcune occasioni funestarono questo importante evento spirituale del mondo francescano.
fr. Felice Autieri