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Alla luce degli avvenimenti che hanno interessato la Terra Santa negli ultimi giorni, in particolare i cristiani in Cisgiordania, e in seguito all’appello dei Patriarchi e Capi delle Chiese locali di Gerusalemme, trasmesso dal Patriarcato Latino di Gerusalemme, riportiamo di seguito la dichiarazione di condanna della violenza con l’appello alla pace di fra Marco Moroni, OFMConv, Custode del Sacro Convento di San Francesco in Assisi.

«Abbiamo ricevuto con dolore la notizia - trasmessaci dal Patriarcato Latino di Gerusalemme - a nome dei Patriarchi e Capi delle Chiese locali di Gerusalemme, di incursioni violente e ingenti danni agricoli perpetrati alle comunità cristiane in Cisgiordania, da parte di radicali israeliani.

Mentre condividiamo attraverso i nostri media questa informazione così dolorosa e l’appello dei Capi cristiani a veder riconosciuto il diritto dei membri delle Chiese di poter vivere pacificamente nella loro terra, sento il dovere di rigettare proprio da Assisi e nel nome di san Francesco - fratello universale - ogni forma di violenza, discriminazione e ostilità, soprattutto quelle rivolte a persone inermi e innocenti.

La Bibbia, la sacra Scrittura che sia ebrei sia cristiani veneriamo come Parola di Dio, afferma per bocca del profeta Osea: «E poiché hanno seminato vento, raccoglieranno tempesta» (8,7).

Non è questo il tempo dell’inimicizia, della violenza, della vendetta: è piuttosto l’ora favorevole per gesti di collaborazione, per aprire sentieri di pace, per costruire ponti di riconciliazione. L’avvenire appartiene solo a chi costruisce la pace e la fraternità. Sempre la Scrittura annuncia: «Come sono belli sui monti i piedi del messaggero che annuncia la pace, del messaggero di buone notizie che annuncia la salvezza, che dice a Sion: “Regna il tuo Dio”» (Is 52,7). E Dio regna nella giustizia e nell’amore: a Dio non si confanno infatti né violenza, né ingiustizia.

Invitiamo tutti allora a riconoscere il valore di ogni altro essere umano, perché la felicità e la prosperità saranno vere solo se vedranno la luce per l’impegno di tutti, quello di un’unica famiglia umana, sulla base del reciproco rispetto e della mutua giustizia.

Il Dio di Abramo, di Isacco e Giacobbe, che noi cristiani riconosciamo Padre di tutti gli uomini e le donne in Cristo Gesù, possa ispirare pensieri nuovi e suscitare azioni di pace: cessi la violenza, attraverso gesti di riconciliazione si faccia giustizia a chi è stato vittima di atti violenti, illegali e discriminatori; ma soprattutto camminiamo decisamente in un’altra direzione, che è quella del rispetto e della collaborazione: «Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio» (Mt 5,9).

Possa san Francesco - che promosse e ottenne la riconciliazione tra acerrimi nemici - accompagnare questo nuovo percorso».



Leggi l'appello dei Patriarchi e Capi delle Chiese locali di Gerusalemme trasmesso dal Patriarcato Latino di Gerusalemme.




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