Francesco e il lavoro manuale - Nella sua vita alla sequela di Gesù con i suoi compagni, in realtà fin da quando era solo e riparava San Damiano, Francesco ha manifestato la scelta di sostentarsi con il proprio lavoro e lo stesso ha indicato ai suoi frati. Nella Regola non bollata raccomanda:

"E i frati che sanno lavorare, Iavorino ed esercitino quel mestiere che già conoscono, se non sarà contrario alla salute dell'anima e può essere esercitato onestamente.
Infatti dice il profeta: Mangerai il frutto del tuo lavoro; beato sei e t'andrà bene; e l'Apostolo: Chi non vuol lavorare, non mangi; e: Ciascuno rimanga in quel mestiere e in quella professione cui fu chiamato. E per il lavoro prestato possano ricevere tutto il necessario, eccetto il denaro.
E quando sarà necessario, vadano per l'elemosina come gli altri poveri".
(Regola non bollata, VII. Del modo di servire e lavorare, 3-8 : FF 24)

In effetti quando Francesco chiedeva l'elemosina lo faceva soprattutto per i suoi lebbrosi, ma a se stesso cercava di provvedere appunto con i lavori più umili, come quello delle raccolte periodiche. La Valle del Subasio sotto Assisi ancor oggi offre testimonianze di questa vita lavorativa di Francesco. Ad esempio, sulla via che porta da Assisi a Costano, proprio sul ciglio della strada provinciale 404, nel tratto denominato appunto Via S. Francescuccio de' Mietitori, sorge ancora la minuscola cappella omonima, che probabilmente costituiva un oratorio per Francesco e i suoi compagni, oltre che il loro alloggio per la notte, durante la raccolta periodica nei campi di grano con gli altri braccianti agricoli.

Francesco insomma ha concepito la sua vita "di penitenza" ("in conversione") come una vita fatta anche della grazia del lavoro manuale (cfr. FF 88), come ribadisce con forza nel suo Testamento:
"Ed io lavoravo con le mie mani e voglio lavorare; e voglio fermamente che tutti gli altri frati lavorino di un lavoro quale si conviene all'onestà. Coloro che non sanno, imparino, non per la cupidigia di ricevere la ricompensa del lavoro, ma per dare l'esempio e tener lontano l'ozio" (FF 119).

Quello del lavoro manuale con cui intessere la vita di preghiera era un grande insegnamento monastico diffuso anche dall'Ordine Benedettino, ma la differenza introdotta da Francesco d'Assisi fu che per lui anche il lavoro doveva essere "itinerante", tra la gente e nel mondo.