Il testo integrale dell'omelia di fra Giovanni Voltan OFMConv, Assistente generale dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali, nella solenne celebrazione per la festa della Dedicazione della Basilica di Assisi 2022:
Doveva essere in quarta ginnasio, così mi pare di ricordare, la mia prima volta ad Assisi e la basilica, − materializzatasi scendendo da porta san Giacomo a bordo degli antidiluviani pulmini Fiat “900T” −, non era più la consueta cartolina con il prato verde e la bianca facciata gotica a sormontarlo, ma quello che i miei occhi finalmente vedevano. Ho poi l’immagine della luce soffusa della basilica inferiore, lo slancio ardito di quella superiore, l’austera essenzialità della cripta, il nastro infinito di affreschi e di colori…. Dopo quella volta, tante le volte, i passaggi, le soste in questa basilica che fa quasi da calamita, attira perché ha lui, Francesco; ha il suo corpo, memoria storica di una vita racchiusa tra due date (1191-1226), ma memoria ancora vivente. Tanti luoghi sanfrancescani anche qui in Assisi sono più antichi di questa basilica, ma essa è ”capo e madre dell’Ordine francescano”, come ebbe a dire papa Gregorio IX c’è lui, il fratello maggiore, il padre, il “serafico padre”.
Questo è il cuore di tutta la famiglia francescana, la nostra capitale spirituale, ma anche la capitale di tanti cristiani e uomini del mondo; un luogo di nostalgia per la Chiesa tutta e per l’umanità che in Francesco ritrova l’uomo nuovo del Vangelo, il fratello universale, l’uomo di pace che sa dialogare con tutti (con le piccole creature, con i potenti e violenti, con il sultano e il lupo di Gubbio, con i semplici e i dotti).
Mi piace pensare come qui Francesco ha vissuto un’altra grande obbedienza alla Chiesa (lui che con i suoi frati della Chiesa voleva essere “suddito e soggetto”), un’obbedienza al “signor Papa”, al suo amico il card. Ugolino che cinque mesi dopo la sua morte diventa papa Gregorio IX e fa’ di tutto per canonizzare Francesco. Credo che Francesco − che era riuscito a lasciare l’episcopio per andare incontro a sorella morte in S. Maria degli Angeli, nudo sulla nuda terra, secondo il suo desiderio − avrebbe voluto essere sepolto in un prato o in una chiesa semplice e modesta, ma ha dovuto ancora una volta, questa volta da morto, obbedire al Papa ed essere trasportato dal luogo della prima sepoltura (S. Giorgio) sino a qui.
È stato un passaggio certamente di grazia perché questo luogo periferico della città, conosciuto come il luogo delle esecuzioni, diventa con Francesco un luogo bello e grazioso, colle non più dell’inferno ma del paradiso. Infatti, proprio qui Gregorio IX vuole costruire una “specialis ecclesia” che dica e racconti al mondo, a tutte le generazioni, Francesco, la “vita beati Francisci”. Che annunci il nuovo modello di santità cristiana inaugurato da Francesco. È la santità che aveva sorpreso la Chiesa di quel tempo; non solo sorpreso ed incantata, ma anche aiutata. Come? Vivendo il Vangelo da fratelli, dentro la Chiesa. “La regola e la vita dei frati minori è questa, cioè osservare il santo Vangelo del Signore nostro Gesù Cristo, vivendo in obbedienza, senza nulla di proprio e in castità” (FF 75). Inizia così la Regola bollata di cui a breve, nel ’23, celebreremo il centenario. Vivere da fratelli, fratelli minori, piccoli, a tutti soggetti: è così per Francesco che il Vangelo è possibile, anche dentro la Chiesa con tutte le sue imperfezioni e contraddizioni. Per la Chiesa del tempo Francesco e i suoi frati − che in poco tempo si erano riversati in più terre − furono un’iniezione di vita, di speranza, di salvezza. Tanti possono essere i peccati, la vecchiezza e le rughe della Chiesa, ma guardando Francesco e la sua fraternità ti rinasce dentro la nostalgia di Cristo, ti pare di vederne il volto, di toccarlo; ti ritorna la fiducia nella Chiesa che pur con i suoi limiti continua nei sacramenti, nella Parola a darti il Signore.
Allora, benedetto Papa Gregorio IX per il tuo coraggio di innalzare questa “specialis ecclesia” (in un colle in discesa che scende verso la pianura: una costruzione ardita!) che rende lode a Dio per l’amico S. Francesco. Qui tu e i frati avete voluto raccontare Francesco incastonando la sua vicenda storica dentro il racconto sacro della salvezza per dire come la storia di Francesco e di ognuno di noi quando s’incrocia con Gesù, è una storia inedita, unica, irripetibile che completa il Vangelo di Cristo. Diventa come un “quinto Vangelo”. E’ una storia sacra. Una storia che attrae tanto più è vicina e somigliante a Gesù. “Vuoi vedere Gesù?”, ti chiede questa basilica: guarda Francesco. “Vuoi vedere come vive un cristiano?”. Guarda Francesco. “Vuoi essere una persona realizzata?” Guarda Francesco. I suoi sogni, i suoi errori, le sue cadute, la sua conversione, come lui ce l’ha fatta ad essere un uomo felice.
Questa basilica è tutta una “leggenda”, nel senso originale della lingua latina: tutta “da leggere”. Leggi la vita di san Francesco. Se la percorri tutta, con pazienza, con una brava guida, ti racconta il suo segreto: Francesco ha tanto amato Gesù da volergli assomigliare in tutto. Ma forse sarebbe meglio e più corretto dire: Francesco si è sentito tanto amato da Gesù e per questo ha voluto assomigliargli in tutto. Credo sia questa la “gratia loci” di Assisi (che è carina di suo), la grazia di questa basilica in particolare: mostrare la vita buona-bella-beata di Francesco che accoglie nei suoi frati ogni pellegrino, ogni fedele, ogni uomo che sale questo colle in cerca di pace, di perdono, di Dio. Mettere a contatto con un corpo – quello di Francesco − che è vivo, che è memoria viva perché testimonia un’esperienza concreta di santità vissuta, un’esperienza di vita riuscita.
Francesco, dal canto suo, è là a ripeterci con la sua basilica: “Mi raccomando, non dare gloria a me, ma all’Altissimo onnipotente bon Signore”, autore di ogni dono. Io ho cercato di riparare la Chiesa e le ferite del mio tempo; tu, con il tuo impegno, la Chiesa e l’umanità smarrita del tuo; io ho fatto la mia parte, per la tua Cristo, il suo Vangelo, ti sia guida sicura.
Che tanti salendo a questo colle del paradiso, varcando la soglia di questa basilica, incontrando Francesco − i frati, le suore, i cittadini di Assisi − trovino consolazione e benedizione, trovino il Signore Gesù Cristo!
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