Francesco d'Assisi era profondamente devoto agli angeli e in particolare all'arcangelo Michele.
In suo onore faceva ogni anno una quaresima e per la sua festa raccomandava ai suoi frati di riunirsi con il loro ministri per un capitolo, "per trattare delle cose che riguardano Dio" (Fonti Francescane 50).
Tommaso da Celano, nella sua "Vita seconda" di Francesco racconta così:
" Venerava col più grande affetto gli angeli, che sono con noi sul campo di battaglia e con noi camminano in mezzo all'ombra della morte. Dobbiamo venerare, diceva questi compagni che ci seguono ovunque e allo stesso modo invocarli come custodi. Insegnava che non si deve offendere il loro sguardo, né osare alla loro presenza ciò che non si farebbe davanti agli uomini. E proprio perché in coro si salmeggia davanti agli angeli, voleva che tutti quelli che potevano si radunassero nell'oratorio e lì salmeggiassero con devozione.
Ripeteva spesso che si deve onorare in modo più solenne il beato Michele, perché ha il compito di presentare le anime a Dio. Perciò ad onore di san Michele, tra la festa dell'Assunzione e la sua, digiunava con la massima devozione per quaranta giorni. E diceva: 'Ciascuno ad onore di così glorioso principe dovrebbe offrire a Dio un omaggio di lode o qualche altro dono particolare' " (Fonti Francescane 785).