Figlio di una famiglia ricca come quella di Pietro di Bernardone e di sua moglie Pica, Francesco acquisisce fin da molto giovane una notevole familiarità con il denaro.
In quel periodo, la ricchezza di Assisi e dei suoi abitanti è dovuta soprattutto al commercio che si svolge tra le mura cittadine e alle attività di scambio con Perugia e Foligno. Si sta avviando la produzione locale di qualche laboratorio tessile e il padre di Francesco molto probabilmente ne possiede uno, visto che vende stoffe nella via più importante della città, via Portica, in una posizione prestigiosa molto vicina alla piazza del Comune. I suoi beni derivano anche da numerose proprietà terriere e catastali, così come da una delle attività più diffuse all’epoca: il prestito ad interesse.
Francesco cresce in questo benessere ed acquisisce le sue prime competenze dall’esperienza di suo padre, manifestando tra l’altro una certa facilità nell’apprendere ed esercitare la pratica del commercio. Come tutti i figli di famiglie benestanti, usa per tutta la sua giovinezza il denaro del padre soprattutto per crearsi un’immagine originale e di successo e ottenere così la massima popolarità tra i suoi coetanei, come hanno fatto tanti altri giovani di ogni epoca.
Eppure la sua conversione tocca anzitutto proprio il suo modo di pensare la ricchezza e il ruolo sociale assicurati dalle attività economiche svolte a fianco del padre. E’ iniziando a riflettere più attentamente sull’uso del denaro e sul prestigio sociale che ne deriva, che Francesco intraprende finalmente il lungo e delicato cammino di rinnovamento spirituale che lo porterà alla santità.