L’Albero Francescano - I visitatori del Museo del Tesoro della Basilica di San Francesco in Assisi sono accolti proprio all’ingresso da una delle opere più significative che vi sono custodite.

Si tratta di un grande arazzo raffigurante l'Albero Francescano, un’opera eccezionale per la rarità di esemplari della stessa produzione ancora superstiti, per la qualità artistica e per i singolari caratteri storico-iconografici. È detto anche arazzo di Sisto IV: secondo un’antica tradizione, infatti, a donarlo alla Basilica fu proprio quel papa francescano che vi è effigiato tra altre personalità eminenti dei tre Ordini francescani e al quale è intitolato, tra l’altro, il chiostro del Sacro Convento in cui è situato il Museo del Tesoro.
Tessuto in lana e seta tra il 1471 e il 1482 nelle Fiandre, la regione allora più rinomata per la produzione degli arazzi, l’Albero Francescano testimonia chiaramente l’uso dell’epoca di esprimere attraverso l’arte tessile intenti celebrativi e programmatici: in questo caso, l'esaltazione dell'Ordine Francescano.
Al centro vi è raffigurato san Francesco d'Assisi che riceve le stimmate, inginocchiato sotto un padiglione, simbolo di sacralità e unità, che reca in alto la scritta Tres ordines hic ordinat (Egli organizza tre Ordini ). Da lui si dipartono le radici e il tronco di un albero, sui rami del quale sono disposti sei santi francescani, appartenenti ai tre Ordini (primo Orine dei frati Minori; secondo Ordine delle Clarisse e Terz’Ordine): a destra sant’Antonio di Padova, santa Elisabetta d'Ungheria, san Bernardino da Siena; a sinistra santa Chiara, sant’Elzeario di Sabran e san Lodovico di Tolosa. Sopra san Francesco è raffigurata, dentro un nimbo, la Vergine col Bambino. Nel registro inferiore, su uno sfondo di millefiori, così finemente disegnati da permettere l’identificazione delle varie specie botaniche, sono raffigurati papa Sisto IV al centro, a destra papa Alessandro V e Pietro Aureoli, a sinistra papa Niccolò IV e san Bonaventura, non ancora canonizzato all’epoca del completamento dell’arazzo e dunque privo di nimbo e semplicemente ricordato come Doctor Seraphicus.